“Giù dal letto fiorellino” – la frase del buon umore - Vivo Come Voglio
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“Giù dal letto fiorellino” – la frase del buon umore

 

“Stai nella Gioia perché è lì che la magia accade e i tuoi sogni prendono corpo”.

Certo bello, bellissimo e molto vero. Quando sono nella gioia tutto funziona molto molto meglio.

Un articolo che nasce nella gioia di scrivere, si scrive da solo in una manciata di minuti. Una passeggiata, fatta nella gioia di camminare nel luogo dove sei, porta sempre qualche dono inatteso. Un lavoro fatto nella gioia è più leggero da svolgere, un obbiettivo perseguito nella gioia del come se fosse già realizzato motiva l’agire, un incontro che si svolge nella gioia ha ottime chances di riuscire bene e alla via così.

C’è un problema però: essendo cicliche difficilmente siamo in grado di restare nella Gioia 24/7* come si usa scrivere ora!

I momenti di tristezza o di rabbia o di malumore capitano e vanno benissimo, fanno parte della vita e non vanno soffocati o negati perché sono anch’essi preziosi e prezioso per il nostro cammino è ciò che ci mostrano.

Finché questi momenti di non-gioia restano “momenti” ce li viviamo così come sono. Succede una cosa che mi fa arrabbiare e mi arrabbio. Succede una cosa che mi mette tristezza e per un po’ sto nella mia tristezza.

Magari dura un’ora, magari un giorno, magari un po’ di più ma poi mi sfogo, trasformo, risolvo, mi passa e torno nella gioia che tanto mi aiuta a procedere bene sul mio cammino.

 

Diversa cosa è quando, nel mezzo del nulla e senza motivo apparente, veniamo assalite da quel mix di tristezza, malumore, paura, senso di solitudine, di abbandono, di inutilità… insomma un cocktail di emozioni a basso livello vibrazionale che, nel giro di pochi minuti, è capace di trascinarci in una spirale di negatività che a sua volta tende a risucchiarci in una sorta di baratro oscuro, da cui poi uscire è tutt’altro che facile.

A te capita? A me Sì, e questa è la storia di come ho trovato la “leva” che mi permette di fermare la caduta sul nascere.

 

Capita che notte tempo venga svegliata all’improvviso da un pensiero cupo, una preoccupazione legata ad una qualunque delle paure classiche (soldi, relazioni, salute…).

È un pensiero da nulla che però in quel delicatissimo momento in cui non sono né addormentata né sveglia si ingigantisce a dismisura fino a diventare ansia e respiro che si blocca e nausea e oddio come farò ad andare avanti fammi alzare va là che se sto nel letto do di matto.

Altre volte a portarmi nello stesso stato è qualcosa o qualcuno che incontro durante la giornata e che, per sa dio quale associazione inconscia balenga, mi porta su un’onda di pensiero cupa e molesta che si ingigantisce sempre più fino a imbrigliarmi in uno stato di apatia che può durare ore o anche giorni.

Ok gli strumenti per uscirne da quell’onda li ho ma è anche vero che il mio allenamento a tuffarmi nel peggio è durato molto più a lungo nel tempo rispetto a quello a tirarmene fuori.  E c’è poi il fatto, molto trascurato dai guru della trasformazione, che tutti gli strumenti del mondo ti servono a poco o nulla se non riesci a trovare la spinta per applicarli.

Nel momento stesso in cui perdo di vista la gioia ed entro nell’accidia tutto diventa difficile, faticoso, cupo, come quei cieli che precedono di poco i temporali estivi, quei cieli che fanno paura, specie se sei in cresta o in mezzo al mare. Una paura che scende lungo tutta la spina dorsale avvolgendola completamente e conficcandovi gli aculei.

E quando sono in questo stato sapere che possiedo gli strumenti non mi aiuta affatto, anzi, paradossalmente peggiora la situazione perché la consapevolezza che lasciarmi danzare 5 minuti basterebbe per uscire dal buco nero e iniziare a risalire la scala delle emozioni rende ancora più angosciante il fatto di non riuscire nemmeno ad accendere la musica.

 

Ma c’è un momento in cui tutto questo può venire fermato, c’è un punto in cui la caduta libera può essere arrestata prima che faccia danno.

È in quell’istante di spazio/tempo che intercorre tra il formarsi del primo pensiero e l’arrivo del secondo, è in quel punto appena prima che il treno dei pensieri si infili sul binario morto che porta al ponte crollato.

È lì che serve intervenire. È lì che serve agire la leva che attiva lo scambio e riporta il treno sul binario vivo.

Il primo pensiero arriva da solo improvviso e imprevisto, ma se sono nell’attenzione e nell’ascolto di me, me ne accorgo subito e riesco ad evitare al secondo pensiero di formarsi e di agganciarsi al primo, così il terzo non avrà più nulla da cui partire né a cui afferrarsi e la catena che porta nell’abisso non si formerà.

 

Spesso il solo fatto di guardare in direzione della soluzione porta a vederla ed è quello che è successo una mattina di qualche mese fa.

Per arrestare la catena di pensieri sul nascere mi serve qualcosa di semplice, veloce e agibile ovunque, che riporti all’istante la mente ad un pensiero felice.

Essere nell’attenzione mi permette di vedere il segnale che dice “qui va azionato lo scambio” ma cosa posso usare come switch, come leva per azionarlo questo scambio?

Sarà che era il momento giusto, sarà che la montagna di fronte a me mi rimandava l’energia giusta per me, quella mattina non faccio a tempo a finir di formulare la domanda che sento risuonarmi in testa un ritornello: “Giù dal letto fiorellino. Giù dal letto fiorellino” e in automatico mi sale un sorriso dentro.

È fatta! Ecco il mio switch, il mio innesco, la mia leva che agisce lo scambio.

 

La frase in sé non ha alcun valore, però a me richiama alla mia mente un film che mi piace, che mi carica di positività e che associo alla gioia, e mi fa sorridere. Non è la frase più bella né la più divertente di quel film. Non so perché sia arrivata questa frase e non qualcos’altro. So però che se è arrivata questa un motivo c’è e mi fido.

Ora va testata. Così la prima volta che sento arrivare la nube tossica di pensieri molesti, la pronuncio mentalmente e mi viene da sorridere e… nube spazzata via prima ancora che si formi. Ho testato la frase in svariate altre occasioni e ha continuato a funzionare. Appena appare il primo pensiero balengo l’allarme interno suona e basta che mi ripeta due o tre volte il ritornello “Giù dal letto fiorellino” e il borbottio si interrompe sul nascere.

 

Alle volte basta la frase e tutto va a posto. Altre volte mi serve anche andare a camminare o lasciarmi danzare o fare un qualcosa di piacevole, che mi coinvolga corpo e mente e che mi tenga per un po’ lontano dal borbottio interiore.

Ma diversamente da prima ora riesco ad applicare ciò che so per tornare a stare bene, perché disinnesco il borbottio sul nascere, quando la forza di volontà è ancora abbastanza carica perché riesca ad alzarmi dal divano e accendere la musica e iniziare a lasciarmi danzare.

 

Ora a te la palla. Quale può essere il tuo switch, la tua leva del cambio?

 

 

 

*(24/7 = tutte le ore di tutti i giorni di tutto l’anno)

 

 

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2 Comments

  1. Franca ha detto:

    Guardo il mio autoritratto (o lo vedo nella testa) fatto da mia figlia. Sono ” una me”, un po più grande ma un po’ più saggia che mi dice: “Osserva, salta e vai avanti”.
    😉

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