Un parapetto per la Mente - Vivo Come Voglio
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Una delle cose fantastiche della casa in cui sto vivendo in questo tempo è che ha ben due balconi e uno di questi è grande e ha le corde per stendere. E dopo anni di lotte con gli stendi biancheria pieghevoli, immagina la mia gioia quando ho realizzato che finalmente potevo stendere il bucato ad asciugare all’aria e al sole.

Ed è stato proprio stendendo che è nata l’espressione “parapetto per la mente” e questa riflessione.

I balconi qui hanno la ringhiera bassa per la mia altezza e sporgermi per stendere alla terza corda mi fa un po’ senso. Così quando devo arrivarci con il lenzuolo, mi piego un po’ sulle ginocchia e mando indietro il sedere, in modo che la ringhiera risulti ad un’altezza rassicurante, diventando un vero parapetto.

Un giorno mi sono accorta che il mio corpo in questa strana posizione è perfettamente in equilibrio. Braccia e busto che si sporgono in avanti sono bilanciati dal sedere che si sporge indietro, le ginocchia un po’ piegate danno elasticità alla posa e così arrivo alla terza corda senza nemmeno sfiorarlo il parapetto.

Eppure, benché il mio corpo sia chiaramente in grado di sporgersi mantenendo l’equilibrio senza bisogno di alcun ausilio, se non ci fosse alcun parapetto non riuscirei a sporgermi.

Il corpo sa esattamente come sporgesi mantenendosi in equilibrio e in sicurezza ma la mente, imbrigliata in paure indotte, non glielo permette. La ringhiera in realtà non mi serve ma la mente è talmente abituata ad usarla come sicurezza che se non c’è mi fa entrare in ansia già al solo pensiero di avvicinarmi al bordo.

La ringhiera diventa così una sorta di stampella di cui si abusa fino a che non si riesce più a camminare senza. L’abitudine al parapetto sommata a tutte le paure di cui ci siamo riempite nel corso degli anni, ci portano a non fidarci del nostro corpo.

E questa cosa è già di per sé un fatto su cui riflettere.

In quali e quante altre occasioni non ci fidiamo del nostro corpo, della sua capacità istintiva e innata di trovare e mantenere l’equilibrio o di fare il movimento giusto al momento giusto?

Il corpo sa ma la mente no e impedisce al corpo di fare liberamente ciò che sa fare convincendoci che sia meglio appoggiarci, stare indietro, non saltare, non sporgerci, stare ferme, ragionarci su, calcolare…

In quest’ottica il parapetto che siamo abituate a pensare come “cosa utile” diventa “cosa che impedisce”.

È ben utile quando sei su un dirupo e vuoi guardare il panorama sotto di te senza ansia, ma è un gran impedimento se sei su quel dirupo per lanciarti con un parapendio o un deltaplano.

 

Il parapetto e la Vita Creativa

La cosa curiosa è che questo genere di parapetto noi siamo abilissime a costruirlo per “proteggerci” dalla nostra creatività e dalla nostra crescita personale e professionale.

E lo facciamo quasi senza accorgercene, semplicemente dando credito a tutta una serie di pensieri limitanti che se da un lato vogliono proteggerci da quello che Ego tema possa essere un disastro, dall’altro ci impediscono o rendono difficoltoso il procedere.

Per la nostra mente Nuovo corrisponde a incerto, non sicuro, pericolo, mentre Vecchio suona come certo, sicuro, tranquillo. Il fatto che poi in quel “vecchio” la nostra Anima stia morendo di consunzione a Ego importa assai poco.

Così mentre da un lato cerchiamo di portare avanti un nuovo progetto, una nuova idea, un nuovo modo di vivere, sentiamo in testa tutto il repertorio di frasi e pensieri che ci inducono ad accordare al vecchio gran parte del tempo e delle energie perché “non si sa mai”, togliendo così al nuovo quel nutrimento che gli permette di nascere e crescere rigoglioso in tempi brevi.

Un esempio classico è quello di quando vogliamo lasciare il vecchio lavoro per uno nuovo che stiamo costruendo e poi però di 9 ore che abbiamo a disposizione per lavorare 8 e le usiamo per il vecchio lavoro, anche se non ci dà più soddisfazione, anche se non è nemmeno più redditizio.

In questo caso il Parapetto per la mente serve a tranquillizzarci nei momenti di bassa energia “ok sto lavorando a questa cosa nuova in cui non sono sicura di essere abbastanza brava/all’altezza ma comunque ho sempre il lavoro vecchio lì di riserva”.

Sul momento è confortante ma la realtà è che quel parapetto ci impedisce di stare in equilibrio sulle nostre gambe sfruttando la capacita del corpo di trovare un nuovo baricentro. Quel parapetto frena la rincorsa che permette al nostro deltaplano di prendere il volo.

Conosco donne e probabilmente ne conosci anche tu, che non ne possono più del lavoro e della vita che stanno facendo e che si sono attivate per creare una realtà parallela dicendo “poi appena questa funziona bene allora lascio l’altro lavoro”.

Molte però questo passo non l’hanno ancora fatto, né lo faranno tanto presto, perché il nuovo progetto per decollare davvero ha bisogno di una quantità di tempo, energia, spazio e attenzione che non potrà mai ricevere fino a che viene relegato a quelle 2 ore serali tra il lavoro fisso e la cena (a patto di cenare molto tardi!)

Ho fatto l’esempio su un progetto di cambio lavoro ma quanti altri “parapetto per la mente” ci sono nelle nostre vite?

Quante altre Scuse per non andare avanti nella direzione che vogliamo, verso la vita che vogliamo, sulla strada che ci fa stare bene?

 

 

 

 

 

1 Comment

  1. Lucia Merico ha detto:

    Il tuo articolo, cara Nadia, mi ha fatto fare un salto nel passato. L’esperienza coi parapetti fisici risale all’età di quattro anni e mi ricordo stesa sui fili del bucato al quarto piano del palazzo dove abitato coi miei genitori e fratelli. Era bellissimo guardare dall’alto gli amichetti giocare in cortile! Ma a un certo punto mi sono sentita sollevare e ho avuto paura di cadere: era mio fratello Luciano che vedendomi in pericolo (secondo lui) mi ha presa per la vita, sollevata e portata all’interno del balcone. Da allora uso il tuo stesso metodo per sporgermi.

    Per quel che riguarda i parapetti mentali, ne ho avuto moltissimi che mi hanno portata a fare un passo indietro. Fino al giorno in cui la scintilla della passione si è accesa così prepotentemente da non lasciare spazio a nessun ripensamento: in quel preciso momento ho capito che potevo solo andare avanti. E da allora mi prodigo nel sostenere chi desidera spingersi oltre il “parapetto mentale”, oltre gli schemi costituiti. E devo dire che dopo oltre venticinque anni di esperienza, sono diventata brava nell’arte dell’agguato 🙂

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