La visione, l'occhio pronto e l'attenzione - Vivo Come Voglio
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“Quando l’occhio è pronto la visione appare”.

Quante volte ho sentito questa frase. Quante volte me la son ripetuta. E quante volte l’ho vissuta!

È una variante della più famosa “quando l’allievo è pronto, il maestro si manifesta” ma è una variante che mi ha colpito e mi è entrata dentro sin dalla prima volta che l’ho sentita ormai più di 10 anni fa e che tutt’ora mi parla molto di più.

All’inizio mi affascinava semplicemente per via del ribaltamento del concetto a me più vicino del vedere per credere. Allora non capivo proprio come fosse possibile credere per vedere anziché vedere per credere, ma comunque era una frase che mi attirava a sé e l’ho conservata come un piccolo tesoro.

Nel tempo, continuando a lavorare su di me, ho cominciato ad accorgermi che in genere succedeva proprio così come enunciato da quella frase: ciò che mi serviva per fare il passo successivo arrivava sempre quando ero pronta ad accoglierlo e farlo mio.

Una frase letta o sentita che in quel momento mi faceva venire la pelle d’oca solo un mese prima non mi avrebbe detto nulla e non l’avrei quindi notata. Una situazione che in quel momento mi faceva ridere dentro dalla gioia, perché mi dava in qualche modo conferma del mio aver raggiunto un nuovo livello di consapevolezza, solo uno o due mesi prima non avrebbe avuto proprio nulla da confermarmi.

E poi c’era il capriolo!

Cosa c’entra il capriolo con la crescita e la consapevolezza e le visioni e gli occhi aperti? Nulla di base ma molto per me e sono sicura che anche tu a modo tuo scoprirai di avere un tuo “capriolo”.

 

L’occhio pronto e la visione

L’incontro con il capriolo è sempre stato per me un momento di emozione pura.

A 15 anni ho iniziato a frequentare con un gruppo di amici un alpeggio nell’alta Val d’Ossola. Un posto davvero speciale e magico dove, grazie anche al fatto che l’Alpe è raggiungibile solo a piedi e nei mesi estivi, l’uomo ha ancora poco impatto e la natura è quasi incontaminata. Ma noi eravamo un branco di adolescenti rumorosi e, nonostante ci fossero animali tutto attorno, ho dovuto arrivare quasi ai 20 anni prima di imbattermi nel mio primo capriolo e me lo ricordo ancora come fosse ieri tanto mi aveva emozionato.

Ero nel bosco con uno degli amici più silenziosi del gruppo. Non cercavamo nulla, solo camminavamo verso casa tra larici e sassoni, in silenzio, come ci capitava spesso di fare (allora anch’io parlavo poco, ci crederesti?!). E d’improvviso, lo sguardo di entrambe si sposta dallo stesso lato, fissando lo stesso punto dove c’è lui, fermo, silenzioso, che ci fissa: il capriolo.

Da allora i miei incontri con i caprioli sono sempre stati così. Nel mezzo del mio nulla, le gambe che mi portano avanti in automatico, mentre la mente vaga, mi viene da posare lo sguardo in un punto. Non so nemmeno io perché proprio in quel momento e proprio in quel punto, ma quando succede lì c’è il capriolo.

Così quando una decina di anni fa ho sentito quella frase “quando l’occhio è pronto la visione appare” devo averla subito quanto inconsciamente associata alla visione del capriolo, per accorgermi solo più avanti nel tempo che in effetti ogni volta che d’improvviso sposto lo sguardo e vedo il capriolo, sono in un momento di maggior consapevolezza, sono in quel silenzio interiore durante il quale arrivano risposte alle domande fatte, sono in uno di quei momenti preziosi in cui la confusione diventa chiarezza, sono nell’istante in cui qualcosa in me si sta trasformando.

 

La visione e l’attenzione

L’altro giorno però mentre camminavo lungo un sentiero un piccolo incidente mi ha rivelato per contrasto una cosa molto importante che ancora non avevo ben considerato: quando la visione appare devi essere nell’attenzione per accorgertene altrimenti va persa.

Sto camminando con il naso per aria come mio solito quando inciampo e per stare in piedi mi esibisco in un’evoluzione da campionato di pattinaggio. A meno di 2 metri da me su una panchina ci sono tre tipe che vedono tutta la scena e niente, neanche un “tutto a posto”? di cortesia.

Pace e amen, ringrazio che non mi son fatta male e vado avanti. Circa 3 metri oltre la panchina mi fermo un attimo a massaggiare il ginocchio un po’ indolenzito e intanto lo sguardo va al fondo della radura, ai piedi dei larici e si posa su una macchia rossiccia accompagnata poco più in là un’altra macchia un po’ più chiara, caprioli (o cerva e capriolo forse!)

Ho la macchina fotografica già in mano, mi dimentico del ginocchio e inizio a scattare e ritorno alla panchina di prima da cui la radura si vede meglio e dopo 10 minuti che scatto realizzo che le tipe di prima che sono ancora lì continuano a non accorgersi di nulla.

Un pensiero sale alla coscienza immediato quanto spontaneo: “non hanno avuto attenzione per una persona che stava candendo, perché dovrebbero averne per dei caprioli?!” e mentre formulo questo pensiero mi accorgo che Attenzione è la parola chiave senza la quale il resto vale poco.

Quando la visione appare non basta l’occhio pronto, devi anche essere nell’attenzione e cogliere l’attimo e fissarlo in te perché la visione non sempre è evidente e chiara e a tutto schermo e hai solo un attimo per afferrarla.

Alle volte il capriolo è fermo a 2 metri da te. Ma molte volte, la maggior parte forse, è una macchia rossiccia in fondo alla radura, sulla linea sole ombra. L’occhio che è pronto vede ma per trasformare la macchia in capriolo serve che la mente e tutto il resto di te sia nell’attenzione.

E la visione spesso dura un solo istante e se la perdi perché non eri attenta, c’è il rischio che passino giorni o mesi o anche anni prima che ritorni. Accorgiti!

 

 

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