Ma che rumore fanno i sogni? - Vivo Come Voglio
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“E fu così che per la prima volta nella sala del circolo nessuna fece rumore. Calò invece un rumoroso silenzio. In lontananza solo il rumore del mare, mescolato a un nuovo rumore, quello dei sogni.

Ma che rumore fanno i sogni quando decidono tutto a un tratto di uscire all’impazzata da te?

Che rumore fanno i sogni quando non sapevi di averne e all’improvviso qualcuno ti chiede di raccontarli?

Sogni repressi, dimenticati, assopiti, negati, che decidono, richiamati, di uscire. E’ un rumore indescrivibile. Ricorda il suono dell’ovatta quando viene schiacciata, quello del miele quando cola lentamente, quello delle meringhe quando vengono sbriciolate da piccole mani. Ricorda il suono centenario di un organo marino in un’isola sperduta dall’altra parte del mondo, quando le onde entrano in quelle canne naturali che sono le conchiglie e creano la musica. Il rumore del mare

Ecco, quello era il suono che si avvicinava di più al rumore dei sogni. Sicuro è che, mescolati tutti insieme, i rumori di quei sogni emanavano un profumo che sapeva di mare e monti. Di polenta e baccalà.”

tratto da “FUNNE – Le ragazze che sognavano il mare” – Katia Bernardi

 

Dimmi dunque: che rumore fanno i tuoi sogni? Che profumo hanno quando li lasci uscire?

Che colori emanano quando si espandono fuori di te a riempire la stanza e il mondo intorno?

Dentro ognuna di noi ci sono dei sogni, alcuni chiari altri nascosti, alcuni espressi altri segreti. Abbiamo sogni che rincorriamo, sogni che ci affanniamo a realizzare e sogni che nemmeno noi sappiamo davvero di avere fino a che d’improvviso arriva qualcuno che ci chiede “qual è il tuo sogno”, finché d’improvviso ci si para davanti qualcosa che ci porta in quel luogo dentro noi dove qualcosa inizia a vibrare e ci sale dentro un’emozione diversa da tutte le altre, che non sappiamo descrivere e a cui non sappiamo trovare un nome tanto è altra da tutto ciò che abbiamo mai provato.

Quanti sogni hai dentro? E a quanti permetti di uscire, di vendere la luce? E quale sogno accarezzi di tanto in tanto per poi ricacciarlo nel suo piccolo antro segreto dentro te, convinta che tanto non si possa realizzare?

Quanto tempo e quanti pensieri hai dedicato a trovare tutta quella pila di “ottimi motivi” per cui il tuo sogno può essere solo quello “un sogno” e quanti pensieri e tempo hai dedicato a cercare i modi per trasformare il tuo sogno in realtà?

Il fatto è, cara la mia lettrice di passaggio, che, comunque ce la vogliamo raccontare, ci sono solo due possibilità:

  • o quei sogni li lasciamo lì, chiusi in un cassetto, a prender polvere ed a sciuparsi con tutta l’umidità che prendono dai sospiri che alitiamo loro sopra
  • o facciamo come le Funne che “sognavano di vedere il mare e lo videro” realizzando il loro sogno grazie a strumenti che non sapevano nemmeno esistere e di cui tutt’ora non sanno bene come si pronuncia il nome!

 

NOTE

Le Funne esistono davvero e le puoi incontrare a Daone, un paese di 500 anime o poco più in provincia di Trento e lo strumento grazie a cui sono riuscite a realizzare il loro sogno è stato un ben gestito crowdfunding …o per meglio dire: la loro apertura ad affidarsi, lasciandosi aiutare da qualcosa di estraneo e completamente fuori dal loro “piccolo mondo”.

Katia Bernardi racconta la storia del loro sogno in “Funne – le ragazze che sognavano il mare”, con una scrittura che è a tratti poesia, una scrittura che ammiro profondamente e che sogno di arrivare ad eguagliare

 

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