La prima ora del mattino
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7 Novembre 2018Il bello della vita è che scorre a ondate.
Ogni ondata ha un inizio, quando il mare pian piano si ritrae dalla spiaggia, un momento di piena, quando l’onda è alla sua massima altezza e inizia correre verso la riva e una fine, quando l’onda si infrange sulla spiaggia.
Il bello di questo movimento è che è un ciclo continuo dove ogni morte (l’onda infranta) crea nuova vita (l’onda che nasce) in un eterno ed armonico continuum.
Così nella vita abbiamo periodi di piena in cui “spacchiamo” seguiti da periodi di vuoto, in cui non riusciamo a combinare niente …o almeno questo è quello che sembra.
La realtà è ben diversa. La realtà ci dice che il momento di piena dell’onda coincide con quello in cui si avvia verso la sua fine e ci dice anche che senza i momenti di vuoto non ci potrebbero essere quelli di piena, se l’onda non si ritrae nel mare per ricaricarsi non può tornare a raggiungere il punto in cui è alla massima altezza.
Noi però tutta questa parte tendiamo a non vederla. Ciò che vediamo è solo che, all’improvviso, dopo un periodo in cui eravamo super cariche e attive e piene di idee, ci ritroviamo vuote ed arenate, stanche e senza voglia di fare alcunché.
In questi periodi possiamo stare a lamentarci e deprimerci perché non stiamo andando da nessuna parte oppure possiamo prendere coscienza del fatto che sono momenti preziosi durante i quali prepariamo il nido per nuove idee e lasciamo che nascano.
Possiamo combattere questi momenti di “bisogno di letargo” sforzandoci di fare e fare e fare fino ad esaurirci e farci venire qualche malanno che ci fermi, oppure possiamo accoglierli, benedirli e lasciare che ci riempiano e ricreino e carichino per la nuova ondata di piena che sta per arrivare.
In genere la seconda soluzione è la migliore ed è quella che paga.
In genere la seconda soluzione è anche la meno praticata, specialmente dalle donne.
Se ci permettiamo di vivere il momento di stanchezza, di vuoto, di poca energia così come viene, se ci lasciamo libere di dormire quanto ci serve e di fare solo quel poco che riusciamo senza pretendere di fare di più e, soprattutto, senza sentirci in colpa perchè è domenica pomeriggio e noi stiamo dormicchiando sul divano anziché rispondere ai clienti o ribaltare la casa per le grandi pulizie o fare una qualche fighissima (secondo chi non si sa) attività domenicale, ecco che allora saremo in grado di sentire cosa il momento di vuoto ha da dirci e di vedere quello che ci vuole mostrare.
Il tempo di vuoto diventa così una grande occasione per fermarci un attimo a guardarci dentro, dentro il nostro lavoro, dentro la nostra vita, dentro la nostra anima.
Come si fa a guardarsi dentro ormai lo sappiamo benissimo. Abbiamo un’infinità di modi per farlo e basta dare un’occhiata in libreria o in internet per trovare la qualunque di tecniche e strumenti che ci possono aiutare. In questo stesso sito ce ne sono diversi, alcuni più in evidenza come l’eBook sulla “Danza dell’Anima” o il “Tempo del Non-Fare“ e altri più celati che fanno capolino qua e là tra le storie del blog.
Hai l’imbarazzo della scelta e di sicuro tra i tanti strumenti disponibili c’è anche quello che va bene per te e che può anche essere diverso di volta in volta e che certe volte può anche essere il semplice sacro e santo dormire due giorni di fila.
Quanto durano questi momenti di piena e di vuoto e con che frequenza si alternano dipende dal tempo che stiamo vivendo, da come siamo e come stiamo. Alle volte si susseguono rapidi quasi quanto il ritmo giorno notte e il semplice fatto di dormire la notte ci basta per ricaricarci. Altre volte invece hanno periodi più dilatati e serve un lungo tempo di vuoto, giorni o settimane anche, per creare la nuova onda.
Resta il fatto che, proprio come accade nel mare, più indietro e più a lungo l’acqua si ritira dalla riva e più alta sarà l’onda in piena.
foto di copertina – Tim Marshall
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