Siamo davvero "in Crisi"?! - Vivo Come Voglio
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Siamo una società di persone irrequiete e stressate che vivono in un epoca irrequieta e stressata. Ecco perchè siti e libri di auto-aiuto prosperano!

D’altra parte come si fa a vivere serenamente, come si fa a stare bene con tutti i problemi che abbiamo intorno?!

Da anni ormai non si fa che parlare di crisi, crisi, crisi …e con tutta questa crisi non si trova lavoro, non girano soldi, non… non… non…

Certo sarebbe bello poter mollare tutto e godersi davvero le giornate, ma bisogna pur mangiare e pagare le bollette e per mangiare e pagare le bollette bisogna guadagnare soldi e adattarsi alla vita che ci circonda. Se tutti corrono anch’io devo correre!

Non è più come un tempo quando si poteva vivere con calma!

Ma, mi chiedo, c’è stato davvero un tempo in cui si “viveva con calma”?

Che cosa ha davvero di diverso il nostro oggi dagli anni trenta del secolo scorso?

Sono rimasta subito colpita, leggendo i libri di Dale Carnegie, da come le persone della sua epoca (scrive negli anni 30 del ‘900) avessero già bisogno di “corsi per imparare a non farsi uccidere dallo stress” e più ancora mi ha colpito leggere come gli studi sullo stress da lui citati risalgano per lo più a metà ‘800 e da come nello stesso libro vengano citate frasi sullo stress attribuite a saggi e filosofi vissuti in quel tempo che indichiamo come Avanti Cristo!

Il punto è che lo stress non è mai fuori di noi ma sempre dentro di noi.

Il punto è che non sono gli eventi esterni a stressarci ma siamo noi a permettere che gli eventi ci stressino.

Usiamo l’esterno come paravento, come scusa, come giustificazione per non guardarci all’interno.

E’ così facile scaricare la colpa su qualcun altro, su qualcosa d’altro che è difficile resistere alla tentazione di farlo.

Ma questo non ti porta da nessuna parte. Sentirti “vittima del sistema” ti lascerà “vittima del sistema” e più ti cali nel ruolo di chi “subisce suo malgrado” l’influenza di un periodo nefasto più subirai la negatività di questo periodo.

Più pensi alla crisi e più la crisi ti avvolgerà.

 

Stessa situazione diverse reazioni

Conosco tre persone che in quest’ultimo anno si sono trovate nella stessa situazione da Piena Crisi: sono rimaste senza lavoro.

La prima perché si è da poco trasferita da un’altra città dove “lavorava” in teatro e come tutti gli attori non di fama, per poter mangiare ha sempre fatto i lavori più disparati.

Le altre due sono “vittime” della crisi che ha travolto le aziende per cui lavoravano e dopo un periodo di cassa integrazione ora sono a casa.

Tre donne tra i 40 e i 50 anni che hanno sempre provveduto a sé stesse da sole e che oggi, nell’Italia del 2012, si ritrovano da un giorno all’altro “senza lavoro”.

Tre donne nella stessa situazione con tre reazioni completamente diverse.

 

La prima donna ha bisogno di soldi e …lavora.

In quest’Italia in crisi dove non c’è lavoro, lei lavora. Ha passato un mese a portare curricula per ogni dove e da che è arrivata in città ha già cambiato tre lavori.
Quello che fa non è il lavoro dei suoi sogni, ma è un lavoro onesto e dignitoso, che le permette di portare a casa i soldi per vivere e che le lascia anche abbastanza energia per coltivare un paio di suoi interessi …che potrebbero, in un prossimo futuro, diventare “il lavoro della sua vita”.

 

La seconda donna è sul filo del rasoio da anni.

Sono anni che la sua società barcolla (da ben prima che si parlasse di crisi) e che lei non sa bene cosa fare ed ora che la società chiude e lei rimasta a casa …sta bene. Questa chiusura le ha tolto un’enorme peso, l’ha staccata da una realtà a cui ormai era talmente assuefatta da non riuscire a venirne via ed ora che deve farlo per forza è contenta, anzi, è come rinata! Ha un sacco di interessi creativi a cui si sta dedicando a tempo pieno (e che hanno ottime possibilità di diventare un’appagante fonte di reddito) e ha deciso di approfittare di questi mesi in cui percepisce ancora un’indennità di liquidazione per “staccare completamente” riposarsi, rigenerarsi, riscoprirsi …e magari affrontare quel cammino verso Santiago che ha sempre rimandato perché il tempo delle ferie era troppo breve per farlo.

 

La terza donna è in mobilità ormai da un anno e da almeno un anno prima della chiusura dell’azienda sapeva che sarebbe successo.

La terza donna si sente “vittima”, parla da “vittima”, con tono e volume da “vittima”, pronunciando frasi da “vittima” intervallate da sospiri da “vittima” e, da brava vittima, se ne sta lì, ferma, ad aspettare che le piova addosso il lavoro perfetto per lei …e mentre lo aspetta sospira e si lamenta, trovando difetti in qualsivoglia possibilità di lavoro e guadagno le venga prospettata.

Conosco tre donne tra i 40 e i 50 anni che hanno sempre provveduto a sé stesse da sole e che oggi, nell’Italia del 2012, si ritrovano da un giorno all’altro “senza lavoro”.

Due di queste donne sono serene, vivaci, attive, fiduciose, vogliono stare bene e riescono a stare bene ed attorno a loro vedono “prospettive”.

Una di queste donne ha la crisi dentro di sé, della parola crisi ha fatto il suo baluardo e attorno a sé non vede che quella.

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