La musica che fa respirare  - Vivo Come Voglio
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C’è un altro brano musicale oltre al Köln Concert che mi accompagna e che entra a buon diritto a far parte della Colonna Sonora della mia vita. È un pezzo dei Vangelis, il Tema centrale della colonna sonora scritta per il film Antarctica.

Un brano, anche questo, che mi è entrato dentro sin dalla prima volta che l’ho sentito trovandolo alla fine di un CD del tipo Soundtrack Mix regalatomi, anche questo, da un amico ad un compleanno.

Da allora l’ho ascoltato talmente tante volte che se fosse stato su un vinile l’avrei consumato. Approdata nell’Era Digitale è stato il primo brano che ho cercato in mp3 e poi il primo che ho salvato in Spotify. E quando la parola “danza” ha iniziato a rimbalzarmi in testa ogni volta che chiedevo “come risolvo questo problema” è sul Tema di Antartica che ho iniziato e pian piano imparato a Lasciarmi Danzare.

Lo ascolto da talmente tanto tempo questo brano che non ricordo più da quando.

Ricordo bene invece come sin dalla prima volta che l’ho ascoltato mi abbia aperto il respiro dentro e come da allora l’abbia suonato ogni volta che avevo bisogno di immergermi nella freschezza di quel respiro e lasciarmi avvolgere per qualche minuto in quei suoni capaci di evocare in me immagini speciali.

Ricordo in particolare un’estate in cui arrivando a casa dal lavoro speravo di non trovarvi nessuno così da poter avere un momento tutto per me, senza limitazioni, senza interruzioni.  Allora spalancavo la finestra lungo il lato in ombra della casa per far entrare un po’ d’aria, avviavo la musica a tutto volume e mi sedevo in poltrona ad occhi chiusi, respirando quelle note, quei crescendo, quelle aperture e dopo poco la musica iniziava ad agire, sentivo il corpo rilassarsi, il respiro farsi calmo e il pensiero cosciente e tumultuoso placarsi e lasciare il posto alle immagini create dalla musica.

L’attimo prima ero in poltrona a casa in città, l’attimo dopo ero nel bel mezzo di un nevaio al sole. Davanti a me maestoso messer Leone, il re dell’alpe, con la sua criniera imbiancata, appena sotto di me il cuore verdeblu del Lago Bianco abbracciato in parte da lembi di neve perenne e in parte dalla sassaia dove albergano le marmotte. Tutto attorno lo spettacolo dei tremila che abbracciano la piccola valle, nel naso il profumo dei larici che si mescola a quello dei rododendri in fiore reso balsamico dal fresco della neve e dell’aria d’alta quota. Sul crinale poco lontano un gruppo di stambecchi riposa nel sole, mentre le orme dei camosci sono ancora fresche lungo la lingua di neve.

La musica continua a suonare ma suona dentro, attorno a me c’è silenzio, quel silenzio che trovi in pochi posti, un silenzio che avvolge, un silenzio che accoglie, un silenzio che si respira. Di tanto in tanto una folata di vento, il gracchiare dei corvi, i campanelli delle capre che pascolano nella piana erbosa sopra al lago. Improvviso il fischio della marmotta da’ l’allerta, tutto si ferma, il tempo è come sospeso e il silenzio è tale che prima ancora di vederla posso sentire il fruscio delle ali che fendono l’aria sopra di me: è passata l’aquila.

Resto lì per qualche attimo con il fiato sospeso e l’emozione che asciuga il fiato in gola a guardare la picchiata e la risalita di quelle magnifiche ali, poi riprendo a scivolare giù per il nevaio accarezzata dal fresco della neve che tempera il caldo del sole e mentre scendo verso il lago suonano le ultime note, il brano finisce e sono di nuovo a Milano, in casa, sulla poltrona.

Ma è ancora presto, per una mezzora ancora sarò solo io.
Riavvio la musica, chiudo gli occhi e parto per un altro viaggio. Dove mi porterà questa volta ?

 

 

 

Foto by Nadia Meneghetti  – sosta al Lago Bianco (sullo sfondo Monte Leone, Aurona, Terrarossa)

 

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