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Quante strade ho percorso fino ad oggi? Quante di queste ne ho abbandonate? E quante avevano o hanno un cuore?

Penso ai lavori che ho fatto, per lunghi anni o pochi mesi. Penso alle persone con cui ho camminato per decenni o solo per poche ore. Penso ai libri e manuali che ho studiato, ai percorsi di crescita personale e spirituale che ho seguito, ai laboratori e corsi e seminari che ho frequentato. Penso a tutte le tecniche che ho incontrato e sperimentato.

Alcune strade le ho percorse per il tempo e la lunghezza che serviva a sbucare su una nuova, perché quello era il loro scopo. Altre le sto ancora percorrendo. Altre ancora le ho abbandonate definitivamente con l’intento di non tornarci più.

Poi penso al tempo ed alla fatica ed all’energia che ci sono volute tante volte per arrivare a decidere di abbandonare una strada e poi per abbandonarla davvero.

E mi chiedo se sarebbe stato più facile affrontare certi bivi avendo accanto l’insegnamento che don Juan dette al suo allievo riguardo alle strade con e senza cuore.

[…] una strada è soltanto una strada e abbandonarla non è un affronto né verso sé stessi né verso gli altri, se ce lo chiede il nostro cuore. Ma la decisione di proseguire su quella strada o di abbandonarla deve essere presa indipendentemente dalla paura o dall’ambizione.

Osserva la strada da vicino e senza fretta, provala tutte le volte che lo ritieni necessario e poi rivolgi a te stesso, e a nessun altro, questa domanda: Questa strada ha un cuore?

[…] Se ce l’ha, è la strada giusta; se non ce l’ha, è una strada inutile. Nessuna delle due porterà da qualche parte ma una ha un cuore, l’altra non ce l’ha. Una rende il viaggio felice e finché la seguirai sarete una cosa sola. L’altra ti farà maledire la vita. Una ti farà sentire forte, l’altra ti indebolisce.

Mi sono trovata per le mani questo libro di Castaneda un paio di mesi fa “per caso”: ho sbagliato a segnare il numero di archivio sul foglietto consegnato alla bibliotecaria!  E siccome al caso non ci ho mai creduto, visto che mi era arrivato l’ho letto.

E’ stato un incontro particolare quello con questo libro. Non mi stava entusiasmando, non era quello che pensavo e tuttavia non riuscivo a mollarlo e ora so perché: la citazione qui sopra viene da lì ed è l’insegnamento è che mi serviva ora.

Ho sempre pensato e un po’ saputo che c’erano strade buone e strade no, strade felici e strade no, ma non avevo mai pensato di poter dire di una strada “questa ha un cuore e questa no” nè avrei saputo dire cosa significasse.

Così ora guardo con il senno di poi le strade che ho abbandonato e tiro un sospiro di sollievo perché per la maggior parte di loro posso serenamente dire: quella strada non aveva un cuore e abbandonarla non è stato né un affronto verso chicchessia, né un atto di vigliaccheria.

Non aveva un cuore, non mi rendeva felice, mi indeboliva, non era una strada per me.

Ma poi penso a tutte le volte che ho detto di certe vie: “Eccola! L’ho trovata! Questa è la mia tecnica, questo è il mio sport, questo è il mio lavoro, questo è il mio posto, questa è la persona per me, questa è la mia strada…” per poi accorgermi che… boh, sì insomma, forse, o forse no, sembrava ma forse non è così…

E penso ad alcune di queste strade che ancora sto percorrendo. Strade su cui mi sono lanciata di gran carriera, convinta di quello che stavo facendo, contenta di quello che stavo iniziando e su cui poi ho iniziato a zoppicare fino ad arrivare ad uno stallo da cui fatico ad uscire. Strade che osservo da mesi di cui ancora non riesco a capire se sto benedetto cuore ce l’hanno oppure no.

Me la sto raccontando o alla fine davvero questa vecchia strada su cui sono non è per me?

E, soprattutto, la nuova strada che ho iniziato a percorrere, ce l’ha davvero un cuore o anche qui me la sto raccontando e tra qualche mese o anno mi accorgerò di aver camminato inutilmente?

Così metto di nuovo tutto in dubbio.

Ok tutto ma nella pratica come diavolo si fa a capire che una strada ha un cuore ed una invece non ce l’ha?

Perché non è così semplice capire, specie se la strada su cui sta camminando te la sei creata da sola, magari andando contro tutto e tutti, specie se ti sembra anche bella e sei orgogliosa di averla creata e a tanti che ti conoscono piace e ti dicono che è una bella strada e allora magari il cuore ce l’ha e sei tu che non lo vedi ora perché sei un po’ stanca adesso, perché è un momento di fatica, perché Giove gioca a briscola con Urano e perde e se la prende con quelle nate sotto il segno dell’Ofiuco…

    […] “Come si fa a capire che una strada non ha un cuore?”

“Prima di partire devi chiederti: Questa strada ha un cuore? Se la risposta è no lo capirai da solo e in quel caso dovrai sceglierne un’altra.”

“Ma come faccio a capirlo?”

“È una cosa che si sente. Il problema è che nessuno si pone questa domanda e quando un uomo si accorge di aver intrapreso una strada senza cuore, essa è pronta per ucciderlo. Arrivati a quel punto, sono pochi quelli che si fermano a riflettere e abbandonano la strada.”

“Cosa devo fare per formulare la domanda nel modo giusto, don Juan?”

“Fallo e basta”

“Quello che vorrei sapere è se esiste un metodo per non mentire a sé stessi credendo che la risposta sia positiva quando in realtà non lo è.”

“Sciocchezze. Una strada senza cuore non è mai piacevole. Il semplice fatto di intraprenderla rappresenta un compito molto arduo, mentre è facile seguire una strada che ha un cuore, perché non devi impegnarti per fare in modo che ti piaccia”.

La vecchia strada ha avuto dei tratti belli, ma ogni strada ha dei tratti belli. Quando ho iniziato a percorrerla avevo ancora troppi pochi strumenti nel mio zaino per accorgermi che la direzione era quella giusta ma la strada no. E quando ho iniziato a sentire che qualcosa non andava non vedevo alternative. Così l’ho percorsa per 10 anni. Non mi ha ucciso ancora, ma lo farà se non l’abbandono, perché non ha un cuore.

La Nuova Strada invece, quella appena intrapresa e che ancora mi fa un po’ paura, si mostra per ora come tutte le strade: ogni tratto diverso dall’altro.

Ci saranno pezzi in piano e discese ma anche tante salite, molte più salite che pianori e discese. E percorrendola incontrerò oasi di pace e mercati affollati di gente urlante, magnifici punti panoramici con tanto di panchina e stretti canaloni da salire ben attrezzata.

Ci saranno momenti faticosi, lo so già, ma sarà la stessa fatica di quando sali verso la cima che ami e che vuoi raggiungere: dovrò impegnarmi e molto per salire, e stare concentrata, e tenermi bene in equilibrio nei punti esposti, e fare poche soste e brevi perché se i muscoli si raffreddano poi si fa più fatica. Ma ad ogni passo sei sempre più vicina alla meta e alla gioia e nulla ti pesa.

La salita in sé si presenta impegnativa ma questa strada ha un cuore, il mio cuore. Dovrò impegnarmi per salire ma non c’è alcun bisogno che mi impegni per farmela piacere.

Ed è questo che da sempre intendo, amica e sorella mia, quando dico “deve essere facile altrimenti non è la cosa giusta”. Ed ora so il perché.

citazioni tratte da  “A scuola con lo stregone” di C. Castaneda

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